Archive for the ‘ Riflessioni ’ Category

Social network ed energia: la Libia sarà l’Iraq di Obama versione 2.0? /1

In Libia gli Stati Uniti sono indecisi: intervento militare o non intervento militare. Ma perché mai gli Stati Uniti dovrebbero intervenire in un Paese nordafricano che non ha attaccato nessun altro stato, ed oltretutto a supporto dei ribelli? Semplicemente perché il colonnello Gheddafi snobba le richieste dei manifestanti che da giorni lottano per abbattere il regime? Non proprio. Gli interessi americani in quell’area ricca di giacimenti petroliferi e di gas sono, all’alba di una verosimile crisi energetica senza precedenti, il controllo di quei giacimenti petroliferi e di gas (Greenstream). In continuità con gli interessi che gli Usa avevano in Iraq e con quelli che hanno tuttora in Afghanistan. Materie prime, energia. Non c’è Obama che tenga alla continuità della politica estera americana che conosciamo dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Ma da allora, e perfino dalla guerra in Afghanistan e dalle recenti rivoluzioni colorate dell’est Europa, gli strateghi americani hanno fatto un salto di qualità importante. La politica (diplomazia?) internazionale americana si è spostata su un altro livello, grazie al web e ai social network. Lo strumento della rete permette infatti all’amministrazione, o chi per essa, di scavalcare i governi e parlare direttamente alle popolazioni di Stati che hanno tutti (o quasi) in comune regimi dittatoriali (o non democratici) e una demografia giovane e  povera.

I social network servono a diffondere stili di vita occidentali, americani. Fanno assaporare il profumo della libertà a chi non ce l’ha. E, allo step successivo, permettono un controllo degli avvenimenti che può facilmente essere, se non manipolato, orchestrato da regie occidentali; dove oltretutto questi strumenti sociali sono stati creati: da Google a Facebook passando per Twitter. Tutti inventati negli Usa.

Hillary Clinton il 15 febbraio scorso ha affermato che «Internet è diventato lo spazio pubblico del XXI secolo» e che «le manifestazioni in Egitto e in Iran, alimentate da Facebook, Twitter e Youtube, dimostrano la potenza delle tecnologie di connessione come acceleratori del cambiamento politico, sociale ed economico». La Clinton ha quindi annunciato lo scongelamento di 25 milioni di dollari per sostenere dei progetti o la realizzazione di strumenti che agiscano in favore della libertà di espressione online e l’apertura di profili Twitter in cinese, russo e hindi dopo quelli in persiano e in arabo. D’altra parte le “complesse” relazioni tra il Dipartimento di Stato USA e Google sono molto intense. E il famoso motore di ricerca viene considerato come “un’arma della diplomazia USA”.

Diffondere un “virus” nelle popolazioni degli Stati scomodi attraverso internet, e servirsene per fini economico-militari, è senza dubbio una geniale arma non violenta a disposizione degli Stati Uniti. Non a caso prima in Iran, poi in Egitto e Libia, i regimi come prima autodifesa hanno spento i collegamenti web.

A.I.

da Il Punto Magazine

Social network ed energia: la Libia sarà l’Iraq di Obama versione 2.0? – seconda parte

La ‘politica’ sul ring e gli italiani spettatori

Berlusconi contro i magistrati, il Pdl contro Fini, le opposizioni contro il premier, Masi contro Santoro, il Giornale contro la Boccassini, la Lega contro i non-federalisti, l’Idv contro i traditori ‘responsabili’, la Santanchè contro l’intelligenza, il Pd contro se stesso. E via discorrendo. Di fronte a questo scempio che porta la politica al livello dei match calcistici – dove però gli arbitri e gli spettatori sono rispettati – viene da chiedersi: “così presi dalle loro liti troveranno mai il tempo per occuparsi dell’Italia?”. Sembra infatti essere giunto il momento del regolamento dei conti, sia dal punto di vista giudiziario che da quello prettamente politico. Ma in questo schieramento di truppe c’è qualcosa che sfugge, che resta completamente fuori da questa realtà parallela, da questo Truman show perpetuo: la vita dei cittadini.

Se per pochi minuti si prova ad osservare quello che sta avvenendo in Italia negli ultimi tempi come se fossimo affacciati ad una finestra, leggendo anche distrattamente qualche articolo di giornale o guardando sgomenti questi ‘politici’ che sbraitano in tivù buttandola sempre in rissa, sembra di vivere in una telenovela. Una di quelle importate da Bollywood. Ruby, la consigliera regionale ‘maitresse’ Minetti, la nipote di Mubarak, la casa di Montecarlo, il ‘bunga bunga’, prostituzione, le case regalate, Emilio Fede, Lele Mora, i videomessaggi in stile Africa settentrionale, i dossier contro i magistrati, le sante alleanze.

La televisione e i media in generale hanno un’indubbia responsabilità in tutto ciò: imponendo il ritmo delle notizie, le scalette dei telegiornali e gli ospiti nelle trasmissioni dettano le regole del gioco. E così facendo contribuiscono al distacco tra la rappresentazione deformata e la realtà. Non a caso l’Auditel ha certificato che i media che nelle ultime settimane si sono occupati dei festini di Arcore e, più in generale, del Rubygate, hanno fatto registrare ascolti record.

Non è ben chiaro se grazie ad un pubblico alla ricerca della verità, distratto dai propri problemi, o drogato di voyeurismo.

Che fine ha fatto la realtà, quella di tutti i giorni? Prendiamo i giovani ad esempio. E’ di stamane il nuovo rapporto Istat sulla disoccupazione giovanile che a dicembre raggiunge un nuovo record negativo. Ebbene, sono scomparsi dalla cosiddetta agenda – se mai vi erano entrati, in quell’agenda –. Solo dando uno sguardo a quello che dicono di noi all’estero si ha una visione lucida di ciò che succede nell’ex belpaese. Dove se non ci deridono ci compiangono.

A reagire a questo scempio sono in pochi ‘illuminati’: le donne che si indignano e protestano nelle piazze e sui social network, una minoranza di gente informata, i lavoratori che subiscono la mancanza di scelte, coloro che hanno un qualche interesse a denunciare.

Ma, diciamoci la verità, in fondo, sotto sotto, a noi italiani, tutto ciò continua a piacere.

A.I.

da Il Punto Magazine

L’Italia, spettatrice senza più dignità, merita tutto cio’?

Guardavo L’Infedele ieri sera e, dopo l’ennesimo macabro show, mi è sorta spontanea questa domanda: “Questo Paese merita tutto cio’?” La risposta è stata, immediatamente, sì. Merita di diventare lo zimbello del resto del mondo che ci guarda attonito chiedendosi “com’è potuto accadere?”, merita di aver perso l’uguaglianza di tutti davanti alla legge, merita di vedere calpestate le proprie donne trattate come merce di scambio, merita di vedere stuprata la propria dignità quotidianamente, merita di essere trattato come plebe i cui diritti si vanno pian piano erodendo, merita di tornare utile solo al momento del voto – sul quale però ha una scelta limitata -, merita che un uomo solo possa considerare le istituzioni al pari di una delle sue ville private, o le tivù – quelle non di sua proprietà, come lo sfogatoio delle proprie frustrazioni trattando professionisti come fossero suoi servi o, peggio, come dei criminali. Meritiamo di assistere, impassibili, a “politici” che sbraitano nei salotti televisivi senza che affrontino MAI un tema importante in maniera serena, con confronti di idee costruttivi per il bene della collettività. In poche parole: l’Italia merita il medioevo in cui è piombata. Meritiamo tutto questo perchè , senza renderci conto, ci siamo fatti plasmare. Siamo stati plasmati in questi 20 anni di televisione fatta di realtà parallele, di donne-oggetto e di verità confuse. E poi non ci stupiamo se un partito secessionista nel frattempo si sia inventato una regione che non c’è e anche questo finisca per sembrarci esistente.

Gli italiani percio’ meritano anche la mediocre classe dirigente che attualmente li rappresenta: politici da un lato incapaci di divincolarsi dal padrone, perchè riconoscenti ad esso per l’intera carriera; dall’altro incapaci persino di proporre un progetto semplice quanto “normale”, che rimetta in carreggiata l’Italia, perchè attratti come serpenti dall’ammaliatore, costretti ad inseguire lo stesso padrone sui suoi infidi terreni. Ora che abbiamo finalmente toccato il fondo, e anche i ‘poteri forti’ sembrano accorgersene, non sappiamo che fare. Restiamo impassibili a guardare il nostro Paese correre come un auto, di notte a fari spenti e contromano, il cui guidatore è ubriaco e in preda ai propri vizi, consapevole che solo uno schianto potrà fermarlo. Lui, come tutti noi, prigionieri di quella realtà – come scriveva ieri non Il Manifesto o Liberazione, ma il New York Times – che in tutti questi anni ha contribuito a creare, e di cui noi siamo stati complici, con il nostro sonno della ragione. Bisogna liberarsi di questo peso, perchè l’Italia ne ha bisogno. Che mettano chi vogliono al posto dell’attuale presidente del Consiglio: Tremonti, Gianni Letta, Mario Draghi, Schifani, Topo Gigio. Senza neanche il bisogno di cambiare maggioranza. Ma risparmiateci tutto questo schifo e ridateci la dignità.

Alessandro Ingegno

da Il Punto Magazine


Il Punto del 2010

Per salutare il 2010 abbiamo scavato nella memoria e negli archivi web in cerca delle notizie più positive dell’anno per l’Italia, ma è stato come cercare un ago in un pagliaio. Partendo dalla rivolta degli immigrati a Rosarno passando per i rifiuti di Napoli, le numerose inchieste che hanno visto protagonisti esponenti politici locali e nazionali, le cricche, le escort, i dossier e le “macchine del fango”, l’omicidio del sindaco ambientalista Angelo Vassallo, scuole trasformate in luoghi di ridicola propaganda neonazista, beni archeologici che crollano, tragedie familiari trattate alla stregua di un reality, debito pubblico record, pesanti manovre finanziarie correttive imposte dall’Ue per salvare i conti dello Stato, l’eliminazione della nazionale di calcio ai Mondiali sudafricani e la progressiva e continua perdita di credibilità del nostro Paese all’estero. Ripercorrere il 2010 italiano fa sorridere ben poco. Per questo, nel ‘Punto del 2010’, troverete solamente buone notizie provenienti dall’estero – tutte accomunate dalla parola libertà, troppo spesso usata in maniera impropria –, con ricadute dirette o indirette anche sul nostro amato Belpaese.

 

* Web libero: Il big bang Wikileaks. Il 27 novembre il mondo che si informa è in trepidante attesa delle rivelazioni di Wikileaks, il sito ‘pirata’ fondato da Julian Assange nel 2006. Si tratta di centinaia di migliaia di messaggi (email, dispacci) provenienti dalle ambasciate di tutto il mondo e fornite al sito da informatori segreti. Obiettivo di Wikileaks: rendere il mondo una società trasparente e lavorare per la nascita di un capitalismo etico. Wikileaks per la diffusione dei propri contenuti si serve di alcuni media partner tra cui il New York Times, Der Spiegel, Le Monde e El Pais, che ricevono in anticipo i file e li pubblicano sulle proprie pagine. I file svelano numerose dichiarazioni imbarazzanti di personaggi di spicco della diplomazia mondiale, mettendo a rischio i rapporti diplomatici tra gli Stati ma riuscendo nell’intento di far sentire il fiato sul collo dei governanti di tutto il mondo. Le rivelazioni diplomatiche sono tuttora in corso ma la mission di Wikileaks prevede, per il 2011, nuovi scottanti scoop. Questa volta il bersaglio saranno alcuni importanti istituti di credito americani.

* Libertà dopo la tragedia sul lavoro. Il 13 agosto crolla un pozzo nella miniera di San Josè, a 800 chilometri da Santiago del Cile. Per oltre due mesi 33 minatori rimangono intrappolati nelle viscere della terra. Dopo due mesi dallo smottamento che ha inghiottito i lavoratori cileni il 10 ottobre 2010 33 minatori intrappolati sottoterra sono stati liberati grazie all’utilizzo di una trivella che li ha riportati ad uno ad uno salvi in superficie.

* Libertà dopo la repressione politica del regime. Altra notizia che ha fatto gioire il mondo è stata la liberazione di Aung San Suu Kyi. La leader dell’opposizione burmese, agli arresti nel 1990 quando il suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia, aveva vinto le elezioni con il 58 per cento dei voti, è stata rilasciata dal regime il 12 novembre. La giunta militare nel 1990 cancellò d’imperio il risultato elettorale e da allora in Myanmar non si è mai più votato fino allo scorso 7 novembre. Con un risultato che la comunità internazionale ha definito unanimemente “una farsa”. Aung San Suu Kyi è stata negli anni successivi il simbolo indiscusso dell’opposizione democratica burmese e grazie all’ assegnazione del premio Nobel per la Pace nel 1991, ha mantenuto acceso un faro su uno dei regimi più chiusi e autoritari del mondo.

* Libertà dopo l’invasione militare. Dopo l’occupazione militare statunitense iniziata da George W. Bush nell’estate 2010 l’esercito americano ha lasciato l’Iraq, come promesso durante la campagna elettorale da Barack Obama. La guerra, iniziata il 20 marzo del 2003 con il pretesto della ricerca delle famose armi di distruzione di massa – mai trovate – possedute dal regime di Saddam Hussein, ha causato la morte di 35 mila soldati (di ogni appartenenza) e oltre un milione di civili. In Iraq resteranno solo 100 basi delle 505 in piedi nel corso della guerra e 50mila appartenenti al personale dell’esercito per gestire il definitivo e delicato passaggio di consegne alle autorità irachene. Nel momento di massima presenza, le forze statunitensi sul campo erano arrivate a 170mila.L’operazione di ritiro non sarà semplice e sta già richiedendo da mesi uno sforzo logistico enorme. Metà dei veicoli militari utilizzati in Iraq hanno come ultima destinazione l’Afghanistan, insieme ad altri 180mila articoli come armi e componenti elettronici. Parte del materiale ha già raggiunto il nuovo fronte, mentre altri oggetti rimarranno in Iraq a disposizione dell’esercito locale.

Il 2010 ha portato anche novità importanti nel campo della ricerca:

* Libertà di ricerca. Il 20 maggio la rivista statunitense Science diffonde la notizia dalla realizzazione, in laboratorio, della prima cellula artificiale controllata da un Dna sintetico e in grado di dividersi e moltiplicarsi proprio come qualsiasi altra cellula vivente. Il risultato, ottenuto negli Stati Uniti nell’istituto di Craig Venter è una svolta epocale nella ricerca che da il via all’era post-genomica. La vita artificiale è ormai più vicina che mai e renderà possibile anche costruire batteri salva-ambiente con un Dna programmato per produrre biocarburanti o per pulire acque e terreni contaminati.

* Libertà di far sesso senza mettere a repentaglio la propria vita. Importante scoperta anche per la lotta all’Aids. Nel mese di luglio, durante la Conferenza internazionale di Vienna sull’Aids, viene presentato un prototipo di gel vaginale sperimentato in Sudafrica che potrebbe dimezzare i rischi di contagio da virus Hiv. Secondo gli esperti, grazie alla combinazione con il Tenofovir (un farmaco antiretrovirale), darebbe una copertura al virus nel 39% dei casi, percentuale che salirebbe al 54% se il gel viene usato con molta frequenza. In termini temporali il gel battericida riduce del 50% la percentuale delle infezioni dopo un anno di utilizzo, del 39% dopo due anni e mezzo. I risultati, pubblicati sulla rivista Science, dovranno ora essere convalidati con una terza fase di test per individuare eventuali controindicazioni. “Con questo gel – spiega lo scienziato sudafricano che ha condotto lo studio, Salim Abdool Karim – su dieci donne infettate ogni anno ce ne sarebbero solo sei”. Il farmaco è stato sperimentato su 900 donne. I dati dell’Aids continuano a essere allarmanti: sono oltre 33 milioni i contagiati nel mondo, oltre due terzi vivono nell’Africa sub-sahariana e il 60% delle nuove infezioni riguarda le donne.

Alessandro Ingegno

da Il Punto Magazine

Idv alla resa dei conti

Continuano le grane per l’Italia dei Valori. Dopo i tradimenti in occasione del voto di fiducia di Amedeo Porfidia, Domenico Scilipoti e Antonio Razzi – senza dimenticare il loro celebre predecessore Sergio De Gregorio –, che hanno permesso al governo Berlusconi di restare in sella, è esplosa la “questione morale” all’interno del partito. Troppi gli errori fatti nella fase di compilazione delle liste elettorali con la candidatura di porta-voti dal curriculum discutibile e dalla dubbia fedeltà al partito. Il primo a lanciare l’allarme è stato l’europarlamentare Luigi De Magistris il quale, dopo aver dichiarato che “il partito è alla deriva” ha chiesto al leader Di Pietro di fare piazza pulita. De Magistris ha detto chiaro e tondo di non essere soddisfatto di come il vertice del partito seleziona il personale politico, “le ultime vergogne, come definire il caso Razzi-Scilipoti, sono solo la punta di un iceberg”.

Antonio Di Pietro si è però difeso accusato a sua volta De Magistris di “criticare per voler prendere il suo posto”. Rivolgendo quest’accusa all’ex magistrato Antonio Di Pietro non fa nulla di diverso rispetto a quei politici che così accanitamente contrasta da anni, utilizzando la  loro stessa strategia: porre sul piano personale una questione senza entrare nel merito del problema, il tutto al fine di non affrontarlo. Far guardare al dito che punta la luna piuttosto che alla luna stessa, per dirla in “dipietrese”.

Contro Di Pietro oggi si è scagliato anche il direttore di Micromega, Paolo Flores D’Arcais, che ha accusato l’ex pm di aver organizzato una campagna per indirizzare l’esito di una rilevazione sull’esistenza, o meno, di una questione morale all’interno del suo partito.

A questo punto sembra giunto il momento della resa dei conti interna,  e Luigi De Magistris potrebbe puntare in alto: lanciare un’opa sull’Italia dei Valori, forte dei successi elettorali ottenuti durante le europee del 2009 e consapevole del consenso crescente nei suoi confronti nella società civile, – sulla scia di quanto parallelamente sta facendo Nichi Vendola nei confronti del Partito Democratico – per scalzare dal trono del partito Antonio Di Pietro. A quel punto, per completare l’opera, l’ex magistrato potrebbe anche spaccare il Pd lasciando i moderati al loro triste ricongiungimento democristiano con il Terzo polo e riunendo, con lo stesso Vendola, la vera ed autentica sinistra. Fantapolitica?

Alessandro Ingegno

da Il Punto Magazine