I mercati non si fidano di Berlusconi: crolla Piazza Affari. Default vicino?
Alla riapertura dei mercati, il giorno dopo quello che da più parti ci si auspicava fosse il discorsodella svolta di Berlusconi, il verdetto degli investitori è inequivocabile: il premier e le sue ricette sono stati bocciati. Piazza Affari oggi ha chiuso a -5%, maglia in Europa. Ai mercati si aggiungono anche l’invito dell’Ue ad anticipare il risanamento dei conti pubblici e i commenti della stampa internazionale, che ha valutato poco convincente il discorso del presidente del Consiglio, alimentando il circolo vizioso della sfiducia.
Come spiegavano non più tardi di ieri sera alcuni commentatori e politici di spicco i tanto temuti speculatori dei mercati altro non sono che grandi investitori, grandi risparmiatori, che con spostamenti di denaro in una direzione piuttosto che in un’altra mostrano di non avere più fiducia nella capacità dell’attuale governo di creare le condizioni economiche, sociali ed industriali, che garantiscano una crescita del Paese tale da mettere al riparo da eventuali insolvenze. La finanziaria approvata a inizio luglio non era piaciuta ai mercati proprio perché posticipava a governo da destinarsi (nel biennio 2013-2014) tutto il peso del rientro dal deficit di bilancio. Per questo motivo l’interesse sui nostri titoli di Stato continua a crescere, rendendoli meno attraenti rispetto ai più affidabili bund tedeschi: per l’inaffidabilità che deriva dall’incertezza di saper far fronte alle sfide economiche che abbiamo di fronte. Incertezza acuita dall’immobilismo e dall’incapacità della politica di poter garantire una crescita economica degna del sistema Italia.
Ai mercati, alla stampa internazionale e alla giudizio negativo da parte di Marchionne in mattinata si è aggiunta anche la stoccata delle parti sociali: «La gravità del momento non consente pause. Noi siamo a disposizione nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Riteniamo che il Consiglio dei Ministri debba assumere decisioni rapidamente e sottoporle al Parlamento senza soluzioni di continuità» hanno fatto sapere in mattinata i sindacati. E alle parti sociali fa eco la leader di Confindustria, Emma Marcegaglia. «Non possiamo permetterci di rimanere fermi e in balia dei mercati fino a settembre. Il confronto non può esaurirsi in un incontro. Ma l’incontro di oggi non può esaurirsi in un avvio».
L’unica soluzione auspicabile, a mio avviso, potrebbe essere quella di un default pilotato da parte dell’Unione Europea, che in tal caso dovrebbe farsi carico delle spese correnti (stipendi pubblici, pensioni) a tassi d’interesse agevolati (‘default selettivo’, come previsto per la Grecia), mettendo con le spalle al muro l’attuale classe politica italiana che a quel punto sarebbe costretta a prendere atto del proprio fallimento – perché di fatto commissariata dall’Unione Europea – e fare le valigie.
Non resta quindi che augurarci un buon governo balneare, o in alternativa, un buon default.