Rifiuti, Enerambiente utilizzava per la raccolta camion sottoposti a fermo
Caos ed illegalità sono le due prerogative che per anni si sono autoalimentate nella Napoli che, ciclicamente, ripiombava nel dramma rifiuti. L’ultimo caso riguarda la Enerambiente, società alla quale Asìa ha subappaltato dal 2008 al novembre 2010 la raccolta dei rifiuti urbani, finita nell’occhio del ciclone a causa dell’interdittiva antimafia decisa dalla prefettura di Venezia; interdittiva che comportò la risoluzione automatica del contratto con Asìa e comune di Napoli.
Oggi si scopre che fino al novembre 2010 l’azienda ha operato su Napoli con camion illegali. Su un camion della Enerambiente – e chissà su quanti altri – vi era, e vi è tutt’oggi, una iscrizione di fermo amministrativo da parte di Equitalia Venezia, a causa di un debito verso l’erario di circa 7 milioni di euro.
E’ quanto risulta da una visura effettuata recentemente al Pra secondo cui questo autocarro «con contenitore ribaltabile chiuso con aperture sul lato superiore o posteriore, per il trasporto di rifiuti solidi è sottoposto a provvedimento di fermo amministrativo risalente al 22 gennaio 2010, a causa di un debito (importo a concorrenza) totale di circa 7 milioni di euro della società nei confronti di Equitalia». L’azienda quindi aveva continuato ad impiegare tale mezzo per effettuare la raccolta dei rifiuti in città, nonostante il sequestro amministrativo. Come conferma anche un giudice del Tribunale di Napoli «questo mezzo, come tanti altri della Enerambiente, non avrebbe potuto circolare».
Ma come è possibile che si permetta ad un’azienda di svolgere il proprio servizio utilizzando mezzi sottoposti a provvedimenti di fermo fiscale?
La società, attualmente in liquidazione dopo che il mese scorso il Tribunale di Venezia ha dato il via libera all’apertura del concordato preventivo su richiesta dell’amministratore delegato, è irreperibile: tutti i numeri delle varie sedi operative della società non risultano più attivi.
Raphael Rossi, presidente di Asìa da giugno, ci tiene a sottolineare che «Enerambiente non lavora più per nessuno perché la società è fallita. L’anno scorso Asìa denunciò alcune irregolarità e questo portò prima all’interdittiva antimafia e poi alla risoluzione del contratto con Enerambiente. Da fine novembre 2010 quindi la società non ha più lavorato su Napoli. Conoscendo la situazione societaria di Enerambiente – spiega Rossi – ciò non mi stupisce. La competenza sui mezzi che operano sul territorio napoletano è di Asìa che deve controllare alcuni documenti come il Durc, documento che garantisce mese per mese che il soggetto sia regolare nell’assolvimento, da parte dell’impresa, degli obblighi legislativi e contrattuali. Questo quindi non fa riferimento ad eventuale sequestro del mezzo, però quello che posso dire è che il Durc mensile era stato controllato da chi mi ha preceduto».
A. I.