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Napoli. Pm10 e centraline dopo il black-out. Intervista a Giuseppe Onorati, dirigente Arpac

Intervista di Eco dalle Città al dirigente Arpac, Giuseppe Onorati. I motivi del black-out delle centraline di rilevamento della qualità dell’aria (marzo-agosto 2011). “Interessante il dato sulle polvere sottili rilevato dalle centraline a ridosso della neonata Ztl Centro Antico”. E nella zona est le centraline “risentono del sistema autostradale, dell’uscita dei camion dal porto e dell’aeroporto”.

 

A partire da inizio settembre le centraline hanno ricominciato a funzionare a pieno regime dopo un black-out durato 6 mesi (marzo-agosto 2011) che aveva colpito la quasi totalità della rete: oggi in media 6 centraline sulle 8 postazioni totali sparse per la città di Napoli effettuano rilevamenti.

L’11 ottobre 2011 era stata la Commissione Ambiente del Comune a certificare l’anomalia partenopea: «Le 8 centraline Arpac – si legge nella relazione conclusiva – risultano spesso non funzionanti, tanto che, ad agosto, su 1330 dati che dovrebbero essere disponibili ogni mese, almeno l’80% risultava non disponibile». Ed è di metà novembre la notizia dell’apertura di un’inchiesta sullo stop dei rilevamenti da parte della Procura di Napoli.

Il dirigente Arpac, Giuseppe Onorati, spiega ad Eco dalle Città che «il blackout è iniziato a marzo però fino a giugno abbiamo mantenuto il numero minimo di centraline funzionanti su Napoli. La vera crisi c’è stata a luglio e agosto». La colpa, per l’Arpac, sarebbe dei ricorsi legati alla gara di affidamento dell’intera rete regionale. «Noi speravamo di chiudere celermente la gara europea – spiega Onorati – ma per le vicende legate ai ricorsi si è protratto il completamento dell’aggiudicazione provvisoria della gara e siamo stati costretti a indire una nuova gara provvisoria e così ci siamo trovati scoperti per due mesi. Abbiamo cercato per quanto possibile di mantenere un presidio interno ma i costi sono molto elevati non avevamo altra scelta».

Entrando nel merito dei dati relativi al Pm10 di ottobre e novembre 2011, confrontati con i dati dello stesso bimestre 2009 e 2010, emerge un trend significativo: una diminuzione registrata nell’arco dei 3 anni del numero dei superamenti di Pm10, con una maggiore numero di giorni di superamento nel mese di novembre rispetto ad ottobre. Nel 2011 vi sono stati 2 superamenti ad ottobre e 18 a novembre, nel 2010 7 superamenti ad ottobre e 11 a novembre, nel 2009 17 superamenti ad ottobre e 26 a novembre.

Il trend del Pm10 nel post blackout pare essersi invertito: a inizio marzo 2011, prima del blackout, la città Napoli aveva già superato il limite dei 35 giorni di superamento consentito per il Pm10 dall’Ue. Più della metà dei 57 superamenti totali registrati (al 30 novembre) dalla centralina dei record Osservatorio Astronomico (Capodimonte); postazione che, a detta del dottor Onorati, presenta una situazione complessa «perché ubicata in una conca e vicino alla tangenziale».

A confermare l’inversione di tendenza era stato l’assessore Donati definendo, lo scorso 11 ottobre, «interessante il dato sulle polvere sottili rilevato dalle centraline Museo e Ferrovia, sistemate a ridosso della neonata Ztl Centro Antico». Ed effettivamente nei due mesi successivi all’apertura della Ztl le centraline hanno registrato rispettivamente 2 superamenti a Museo e 5 a Ferrovie.

Ma cosa è successo? A proposito della rete di monitoraggio della qualità dell’aria Onorati chiarisce cosa è cambiato da settembre: «La rete non è stata ammodernata, è stata manutenuta e comunque ci sono stati aggiornamenti ai sensi della normativa tecnica vigente. In base alla normativa nazionale, d.lgs 155/2010, la Regione ha istituito un tavolo tecnico, come previsto da normativa nazionale, per pianificare l’adeguamento della rete di monitoraggio (questo perché sono cambiati sia i criteri di ubicazione sia per i parametri) aggiornando questo progetto di rete. Il tavolo tecnico ha preparato un elaborato che sarà approvato entro fine anno: nel corso del 2012 – annuncia l’Arpac – dovranno essere spostate alcune postazioni e aggiunte delle centraline. La nuova normativa ci chiede di avere un quadro medio della qualità dell’aria e non più i punti di massimo, nel senso che se ho due postazioni di traffico ne devo avere una di fondo. Questo varrà per tutta la regione. Attualmente su Napoli ne abbiamo una di fondo (Oss. Astronomico-Capodimonte), non paragonabile a quella di fondo di Firenze-Boboli per esempio, e tutte le altre di traffico».

L’Arpac annuncia quindi per il 2012 un adeguamento dell’intera rete, dopo i necessari passaggi istituzionali dell’elaborato (Regione e Ministero). «Ci sono vari livelli di aggiornamento necessari e al momento non sappiamo dire se sarà necessario fare una nuova gara d’appalto. Quella appena assegnata è relativa alla sola manutenzione» dichiara il dirigente Arpac. E la ditta aggiudicataria, Poly project, in RTI con Vitrociset e Cid software, non è ancora operativa. O meglio, è operativa da agosto, ma grazie ad una gara provvisoria di 3 mesi in attesa dell’affidamento dell’appalto della gara europea.

Analizzando la situazione attuale delle polveri inquinanti Onorati spiega che «se, da un lato, a settembre 2011 è cambiato il sistema di circolazione e sicuramente ha avuto degli effetti positivi, dall’altro, le condizioni metereologiche quest’anno sono state molto più favorevoli rispetto ad esempio a due anni fa quando le condizioni meteo favorirono la stagnazioni delle polveri. Quest’anno fra ottobre e metà novembre c’è stata un’altra situazione particolare: ci siamo trovati al margine della zona di Sicilia e Calabria dove c’è stato brutto tempo e si è creata una condizione ciclonica con vento da terra. A questo vanno aggiunte le temperature non molto basse, che hanno fatto tenere i riscaldamenti spenti e delle condizioni meteo favorevoli».

Come conferma il dottor Onorati per avere un riscontro pratico dei benefici della Zona a Traffico Limitato sulla qualità dell’aria in città «servono tempi più lunghi». «Osservando però i calcoli del Comune sui flussi di passaggi di auto se si va adesso a piazza Dante si nota che il flusso è minimo. L’effetto su tutta l’area che è compresa fra via Toledo piazza Dante e via Duomo sicuramente è di diminuzione dell’immissione in atmosfera di inquinanti. Al bordo invece, dove c’è la postazione Museo, l’Arpac i primi giorni di Ztl registrò un picco di inquinanti (No2) soprattutto tra le ore 8 e le 10». A proposito della concentrazione di polveri sottili nella zona est di Napoli, segnalata proprio recentemente da Eco dalle Città, Onorati spiega che «sulle polveri sottili abbiamo constatato che le centraline ubicate in zone più esterne, quindi quella di Capodichino e Argine, risentono del sistema autostradale, dell’uscita dei camion dal porto e dell’aeroporto».

A.I.

da Eco dalle Città

Napoli cambia aria: rivoluzione ZTL nel centro antico

Il centro antico di Napoli torna a respirare e con esso i cittadini partenopei: il 22 settembre la giunta comunale ha introdotto un provvedimento di limitazione del traffico e pedonalizzazione dell’area greco-romana che sta rivoluzionando il modo di vivere la città partenopea.

Con l’apertura della Zona a traffico limitato il centro storico è infatti tornato ad essere a misura d’uomo e i cittadini sono così tornati a riassaporare l’aria pulita e i suoni della vita quotidiana. Una vera e propria rivoluzione, come l’ha definita il sindaco de Magistris che ha fortemente voluto quest’innovazione, portata avanti senza esitazioni nonostante le tante resistenze e le difficoltà insite in ogni cambiamento drastico. Ma le proteste e le resistenze sono già un lontano ricordo e se fino a qualche settimana fa c’era bisogno di un presidio fisso dei vigili per far rispettare il divieto di transito nelle vie interessate dal dispositivo, dal 25 ottobre con l’introduzione dei varchi telematici è l’occhio elettronico a vigilare sul rispetto del provvedimento evitando così l’ingente spiegamento di forze di polizia municipale.

Più che favorevole la reazione degli ambientalisti. Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, a nome dell’associazione esprime «un giudizio estremamente positivo, non potrebbe essere altrimenti. Rispetto a come è stata concepita la ZTL e rispetto ai risultati di queste prime settimane. Non è un esperimento che si fa in laboratorio ma non ha creato grandi scompensi anzi sicuramente porterà molti vantaggi a condizione che non resti una rivoluzione monca. Monca – spiega il presidente di Legambiente Campania – nel senso che affinché diventi una sorta di rivoluzione è necessario migliorare alcune condizioni, in primis sul trasporto pubblico. Tutto questo non si fa dalla sera alla mattina e non si fa senza risorse, soprattutto alla luce dei tagli di bilancio nel trasporto pubblico provinciale e regionale. Tagli che determinano un maggiore ricorso al trasporto privato. Nel frattempo è necessario ottimizzare le risorse disponibili».

Sicuramente la fase più delicata, quella dell’introduzione del dispositivo, è stata superata: «Fondamentale è stato, e lo sarà anche in futuro, il confronto con i cittadini, i commercianti e tutti coloro che vivono l’area. La reazione della città è stata positiva. Le opinioni in questi casi, inizialmente, sono sempre discordanti: è successo in ogni città che ha introdotto cambiamenti così radicali. Quando, un paio di anni fa, a Salerno fu imposta la pedonalizzazione di alcune vie centrali ci furono proteste ma oggi – spiega Buonomo – non ci sarebbe una sola persona favorevole alla riapertura di quelle strade al traffico».

Per quanto riguarda gli effetti che il dispositivo avrà sulla qualità dell’aria bisognerà attendere ancora qualche settimana, in modo da avere a disposizione i dati comparati dell’Arpac. Nel frattempo, per rendere ancora più vivibile il rinato centro antico di Napoli, il presidente di Legambiente Campania suggerisce alla giunta di animare le aree interessate dal dispositivo «introducendo altre funzioni sociali».

Introdurre nuovi – o dimenticati – modi di aggregazione quindi, sulla scia di quanto portato avanti in questi anni dai Cicloverdi, un gruppo di ciclisti urbani partenopei che da tempo si batte per una mobilità cittadina sostenibile con l’organizzazione della Critical mass e di eventi di sensibilizzazione della cittadinanza. Tra gli obiettivi conseguiti dai Cicloverdi in questi anni di lobbying sulla giunta comunale vi sono l’avvio della costruzione della prima pista ciclabile cittadina lunga 21 km e il permesso di trasporto gratuito delle biciclette in metro e funicolari. Marì Muscarà, attivista storica dell’associazione, è entusiasta del dispositivo ZTL: «Finalmente la città viene vista con altri occhi, si concepisce un altro modo di vivere gli spazi e quindi i tempi. Dopo un decennio di soliloqui – racconta Marì Muscarà – abbiamo finalmente interlocutori attenti ed esperti, e i primi passi compiuti fanno immaginare una visione della città rivoluzionaria».

L’attivista spiega che «la ZTL, preludio ad una pedonalizzazione totale del centro storico, è sgradita solo a chi nella confusione e nel disordine poteva operare in maniera illegittima; ma è gradita ai bambini che possono camminare senza avvelenarsi, a chi va al lavoro, perché i tempi di spostamento si dimezzano, e ai turisti che possono apprezzare la bellezza della città; c’è ancora molto da fare ma i primi passi sono entusiasmanti». Anche per i Cicloverdi il tallone d’Achille di questa rivoluzione è rappresentato dal trasporto pubblico: «Adesso – spiega Marì Muscarà – bisognerà lavorare sul miglioramento del servizio pubblico in particolare quello serale e notturno che ha subito tagli drastici, procedere con i lavori della ciclabile san giovanni-bagnoli, introdurre sistemi di bike sharing e verificare la possibilità di aprire il percorso pedociclabile della cripta napoletana (che si trova sulla percorso della pista ed eviterebbe il tunnel di Fuorigrotta la cui sistemazione sarebbe costosa)». Come conferma Marì Muscarà «una nuova visione della città si è affacciata in questi mesi, una nuova visione di città che parte dai bisogni sani e li trasforma in obiettivi: camminare, respirare, godere degli spazi e dei tempi. E naturalmente una città pedonalizzata diventerà anche una città sicura, e questa per Napoli è la sfida più difficile. Noi Cicloverdi non possiamo che plaudere a questa amministrazione».

A.I.

da Nuova Ecologia

Tracciabilità rifiuti, il Sistri non parte? Online Mysir, un sistema parallelo

Dal 12 luglio 2011 è operativo il MySir, unico sito italiano che pubblica sul web in tempo reale i dati di produzione dei rifiuti dei comuni. Il portale è stato finanziato dal CONAI per la sezione gestionale ed è l’evoluzione di un progetto nato in ambito universitario come studio del ciclo di vita dei materiali (LCA).
Il www.mysir.it è un sistema che permette, attraverso il coinvolgimento e la partecipazione dei comuni, di monitorare costantemente la gestione dei rifiuti di un intero territorio garantendo la tracciabilità e l’attendibilità dei dati; il Sistri, già costato oltre 100 milioni di euro, in tre anni non è riuscito neanche a partire. Mysir è un sistema che aggrega i dati relativi al movimento di rifiuti che tutti i comuni devono obbligatoriamente fornire alla Regione Campania, attraverso la Provincia, e li rende fruibili a tutti i cittadini in forma grafica semplificata rendendo omogenea la raccolta dati in modo da semplificare il confronto tra i diversi comuni.
Consultando il sito MySir.it si hanno a disposizione i dati sulla produzione dei rifiuti aggiornati in tempo reale e si possono mettere a confronto, in Campania, la produzione dei rifiuti di 250 Comuni (compresa la città di Napoli) con serie storiche relative agli ultimi 4 anni relativa ad ogni materiale raccolto (carta, vetro, plastica, organico, ecc).

Come spiega il promotore di Mysir, l’ingegnere Carlo Di Domenico, «sul sito ci sono 4 anni di dati riguardanti la provincia di Napoli e di Salerno. Si tratta di oltre 250 comuni. Il sistema – spiega Di Domenico – in realtà è nato nel 2007. Avevamo 30 comuni sui quali andavamo fisicamente, laddove i comuni non erano informatizzati, e caricavamo i dati. I dati che aggreghiamo vengono fuori dai formulari: i rifiuti trasportati devono essere accompagnati da un modello – come stabilito da decreto ministeriale – che quando arriva all’impianto di gestione dei rifiuti viene compilato con tutti i dati necessari (peso, materiale etc.). Ecco, noi aggreghiamo queste informazioni che tutti i comuni devono obbligatoriamente fornire alla Regione Campania attraverso le Province».

Su Mysir sono disponibili online i quantitativi di rifiuti prodotti da ciascun comune, e c’è anche la possibilità di controllare la tracciabilità. Si può quindi seguire il percorso dei nostri rifiuti per capire dove vanno a finire. «E’ un sistema che permette di tenere la traccia dei rifiuti con un costo pari a zero per le amministrazioni locali perché tutto il progetto è stato finanziato dal CONAI. Il comune di Acerra, per fare un esempio virtuoso, è molto attivo dato che è aggiornato al mese di luglio. Questo sistema prima di servire alla cittadinanza serve al comune e agli operatori. Si azzera di molto la gestione, e poi i comuni possono comunicare i propri dati in maniera omogenea utilizzando tutti lo stesso sistema di calcolo. L’importante è che i comuni comunichino le informazioni» sottolinea Di Domenico. Discorso a parte – come sempre – va fatto per la città di Napoli: «Su Napoli i dati sono aggiornati al 2010. Essendo quella partenopea una realtà molto complicata – movimenta all’anno tra i 65 e i 75 mila camion, e più aumenta la differenziata, più aumenta il numero di camion –, Napoli ha bisogno di un altro po’ di tempo per controllare e rendere noti i dati».
Inevitabile, infine, il paragone con il più noto, e costoso, sistema di tracciabilità dei rifiuti: il Sistri. «Sul Sistri c’è da dire che l’idea di fondo è buona perché dà la possibilità di sapere il rifiuto da dove parte e dove arriva. Il problema – spiega l’ingegnere Di Domenico – è la tecnologia hardware che viene utilizzata, una tecnologia già vecchia. Impossibile da attuare nonostante siano già stati spesi 100milioni di euro, senza considerare i costi di formazione. Poi si tratta di un sistema che non dà vantaggi, neanche all’ambiente. Perché chi ha il sistema satellitare non può commettere illeciti, ma se voglio delinquere il Sistri non aiuta a combattere questo sistema. Se quei soldi li avessero spesi per fare un po’ di impianti e fare sistemi di raccolta dati come Mysir saremmo già ad un buon punto per la soluzione della gestione del ciclo rifiuti in Campania».

A.I.

da Eco dalle Città

e Corriere del Mezzogiorno

Napoli, intervista all’ex assessore all’Ambiente Nasti: accuse e consigli

Intervistata all’assessore all’Ambiente uscente del comune di Napoli. Gennaro Nasti, dopo 5 anni di lavoro nel delicato settore ambientale, accusa le lobby: «Il partito trasversale del cemento, la lobby delle auto e una informazione troppo spesso abituata a deformare la realtà per motivazioni politiche hanno ostacolato una corretta politica ambientale». E al neo sindaco de Magistris suggerisce: «L’ambiente diventi fattore di sviluppo, continui il programma di solarizzazione».

Assessore dopo 5 anni di lavoro in un settore per Napoli molto sensibile come quello ambientale potrebbe fare un bilancio del lavoro da lei svolto?

La sensibilità ambientale della città è accresciuta nonostante il peso enorme avuto dalla vicenda rifiuti. Sui temi della qualità dell’aria, dell’attenzione per il verde cittadino, sull’energia solare, sulla balneabilità del mare cittadino i passi in avanti sono stati importanti; peraltro in un contesto, parlo del livello regionale, culturalmente poco “predisposto” alle tematiche ambientali. E non mi riferisco solo all’attuale amministrazione regionale.

Ritiene di aver fatto tutto il possibile per migliorare l’Ambiente a Napoli? Se no, le colpe a chi sono da addebitare?

L’ambiente è pressoché generalmente visto come un limite alla crescita e non invece, come dovrebbe essere, come un formidabile strumento di sviluppo. In tema edilizio, ad esempio, l’efficienza energetica applicata agli ambiti privati e pubblici potrebbe concorrere a un incremento occupazionale consistente, ma cio’ non avviene ancora perchè esistono ancora arretratezze culturali. La questione rifiuti non è altro che l’amplificazione di questa predisposizione culturale alla discarica piuttosto che alla differenziazione, al recupero, al riuso. Il mancato funzionamento dei depuratori è altro esempio di avversione al mare, visto più come cloaca in cui sversare di tutto piuttosto che come ulteriore fattore di sviluppo in chiave turistica.

Si è battuto molto per le energie rinnovabili, per le aree verdi e contro lo smog. Qualcuno ha mai tentato di metterle i bastoni tra le ruote?

Il partito trasversale del cemento, la lobby delle auto a tutti i costi e ovunque, e soprattutto una informazione troppo spesso abituata a deformare la realtà per motivazioni sin troppo sfacciatamente politiche hanno ostacolato una corretta politica ambientale, ne hanno appesantito la percezione agli occhi dei cittadini, ma soprattutto hanno fatto un grave danno alla città, che infatti permane agli ultimi posti in Italia in quanto a vivibilità.

NOn si può dire che lei sia stato in grado di vincere la lotta allo smog ma, come sappiamo, i miglioramenti in termini di qualità dell’aria, seppur minimi, ci sono stati. Nonostante il problema sia da affrontare a livello sovracomunale…C’è qualcosa che avrebbe voluto fare per abbattere l’inquinamento ma non è stato messo nelle condizioni tali per farlo?

Diciamo che prima che arrivassi io non si parlava di polveri sottili e inquinamento atmosferico; solo grazie ai miei continui provvedimenti, e consequenziali scontri con alcune categorie il tema è diventato centrale nel dibattito pubblico. Tanto da costituire la corazza con la quale sono passati provvedimenti storici quali la pedonalizzazione di via Luca Giordano o l’inserimento di migliaia di alberi lungo le arterie cittadine. Per non parlare del percorso ciclabile della città, ventuno chilometri per le biciclette con lavori che partiranno a giorni spero con l’inaugurazione da parte del nuovo Sindaco. Ebbene, se questo non è storico…ancora adesso le persone non ci credono e esprimono addirittura meraviglia. Il tutto in un contesto che si è molto differenziato dal resto d’Italia: mentre ovunque sono le regioni a mettere in campo azioni coordinate su area vasta, qui solo Napoli si muove, con misure considerate all’avanguardia (si pensi alla ZTl più grande d’Europa) e il resto dei Comuni che si “accomunano” per un fattore, ossia zero provvedimenti. Un facile modo per stare lontano dai riflettori ma soprattutto per non farsi inimicizie…

Che consigli vuole dare a chi prenderà il suo posto al fine di consentirgli di svolgere al meglio il lavoro di assessore? Quali sono le priorità?

Sicuramente bisogna migliorare la rete dei controlli ambientali, attivare politiche di area vasta ma soprattutto la priorità è far sì che l’ambiente diventi fattore di sviluppo creando posti di lavoro. Penso alla necessità di continuare nel programma di solarizzazione della città, di investire sul trasporto pubblico e di manutenere le aree verdi.

Adesso che non è più assessore di cosa si occuperà?

Per ora mi godo le vacanze, poi mi occuperò di energie rinnovabili e di contrasto al malaffare in politica.

Alessandro Ingegno

da Eco dalle Città

Buonomo: “C’è un disegno occulto, l’emergenza ha a che fare con le elezioni”

Napoli sommersa dalla spazzatura, con lo scempio sotto gli occhi di tutti e il rimpallo di responsabilità  tra il comune – con Giacomelli che dichiara che «dopo la sprovincializzazione del ciclo integrato la soluzione la devono trovare Provincia e Regione» -, e il governatore Caldoro – che chiama in causa le responsabilità del comune su differenziata e discariche -. Una situazione, in periodo preeletorale, che era prevedibile, secondo il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo: «Temevamo che questa fase elettorale avrebbe aggravato la situazione, e questo si è puntualmente verificato. Non poteva essere diversamente. Questa crisi ha a che fare con le elezioni». «E’ vero, come dichiarato da Giacomelli, che questa situazione danneggia tutti – afferma Michele Buonomo –  ma è anche vero che ci sono comunque dei disegni occulti. Questa vicenda è emblematica dei livelli bassissimi di democrazia, intesa come assunzione di responsabilità, in città e in regione. E quando parlo di città e regione mi riferisco al territorio: un territorio che sta vivendo da anni un deficit di democrazia». Nei giorni scorsi Legambiente ha denunciato lo sperpero da parte dei comuni campani che hanno dovuto spendere circa 3,5 milioni di euro all’anno per trasportare l’umido fuori regione nonostante, con gli stessi soldi, si sarebbe potuto costruire un impianto di compostaggio ogni 12 mesi per un bacino di 150mila abitanti. Per questo motivo l’associazione ambientalista sta preparando un dossier per fare conoscere ai cittadini la situazione in cui versano gli impianti di compostaggio mai terminati.

A proposito della proposta dell’assessore Romano di commissariare i comuni che in due settimane non dovessero raggiungere il 35% di raccolta differenziata, Buonomo precisa: «Noi da anni chiediamo di metterci in condizione di fare la raccolta differenziata. La proposta di Romano è condivisibile come misura perché il 35% è ampiamente raggiungibile in due settimane. Come dimostrano i 250 comuni ricicloni della Campania premiati da Legambiente nel 2009, comuni che sono oltre il 50% di differenziata: se lo si vuole si riesce ad attuare la raccolta anche in tempi brevi».

Il presidente di Legambiente Campania conclude precisando che sono anni che l’associazione chiede un’assunzione di responsabilità: «Io ho dichiarato migliaia di volte che prima ancora del ciclo integrato dei rifiuti c’è necessità di ristabilire il ciclo delle responsabilità. L’unica cosa che non serve adesso sono queste polemiche quotidiane. Bisogna solo rimboccarsi le maniche per evitare questo ennesimo scempio e pagine vergognose che coinvolgono la nostra regione». Oltre al problema della quotidianità dei cittadini la cronica emergenza si riflette anche all’estero: «Purtroppo mi chiamano in continuazione giornalisti dalla Francia e dalla Germania per chiedere informazioni su Napoli. Ognuno a questo punto deve assumersi la propria responsabilità».

Alessandro Ingegno

da Corriere del Mezzogiorno