Archive for the ‘ Italia ’ Category

Il terremoto in Emilia e le vittime di serie b

Sul web ho recuperato questo articolo di Akosua Adu, caporedattore di Ghana-Italia News, un network che raccoglie le storie dei cittadini Ghanesi residenti in Italia con l’obiettivo di diffondere le loro voci in Africa e nel mondo. L’articolo in questione, relativo al post-terremoto in Emilia e più in generale al trattamento che l’Italia riserva agli immigrati, dipinge una società ancora oggi, nel 2012, chiusa e immatura (se non in fase regressiva) di fronte alla trasformazione multirazziale del suo tessuto sociale.

“Era stata la mia osservazione sin dai primi anni del mio soggiorno in Italia (oggi 23), ovvero che quando in Italia avviene un disastro come quello che ha colpito l’Emilia Romagna in queste settimane puntualmente la condizione dei cittadini stranieri in Italia non viene presentata come dovrebbe. E’ come se la condizione dei cittadini stranieri cadesse nell’oblio. L’etichetta di cittadini di seconda classe è impressa in ogni aspetto della vita di un immigrato e di ogni lavoratore immigrato. E in momenti come questi, spesso mi chiedo: «Non può essere possibile che non vi fosse nessun africano o ghanese che viveva a l’Aquila al momento del disastro del terremoto nel 2009, e ancora non è possibile che nulla è stato detto sulle condizioni dei migranti quando la terra ha tremato nel mese di maggio 2012. Non è possibile perché la regione Emilia Romagna ospita gran parte della comunità ghanese, da cui molte chiese sono state fondate. Ma, in fondo, perché questo dovrebbe essere strano per me. Non accade spesso che, quando si entra in un ufficio, pubblico o privato, lo status quo vuole che la solita domanda che venga fatta sia: «Parli italiano?». Mi ricordo bene una volta che entrai in un tabaccaio per inviare un documento via fax. Mentre entravo nel negozio l’addetto alle pulizie mi fermò all’ingresso e mi “offrì aiuto” dicendomi «mi dispiace ma non si possono inviare documenti per fax all’estero». Rientrando a casa dopo una lunga giornata di lavoro pensai che quell’uomo poteva vivere nella sua ignoranza. Questo perché avrebbe come minimo dovuto aspettare che io gli chiedessi aiuto.

Le cose non sono cambiate, perché per ora sembra che l’italiano medio e il governo non possono ancora fare questo, ci sono altri cittadini italiani che sono di colore diverso. Per loro, l’immigrazione è uguale alla criminalità o alla cittadinanza di seconda classe… Vi sono innumerevoli storie della seconda generazione che mostrano come alcune di queste persone devono subire l’umiliazione di essere visti come ladri quando entrano nei supermercati e di chi deve passare attraverso il calvario di imbarazzanti mandati di perquisizione.

Queste storie non vengono mai alla luce perché sono per lo più adulterate dai media. Oh Italia! Quando ti sveglierai dal tuo stupore ubriaco per riconoscere che tra i neri e tra coloro che consideri cittadini stranieri sono in realtà Afro-Italiani, Arabi-Italiani e il resto…

Adesso capisco perché il Ghana-Italia News è di grande importanza. Perché mostra il migrante o afro-italiano e accende i riflettori sulla loro condizione, come abbiamo fatto per Aglow delle donne in Italia e come continuiamo a fare. Questa è la nostra visione.

Un giorno dopo il terremoto desideravo visitare le vittime migranti e africane e pubblicare la loro storia ed ero stato così eccitato che Rev Martha era in prima linea. Non è tutto degli italiani, ma anche degli afro-italiani, o di coloro che hanno acquisito la cittadinanza, ma sono di colore diverso. Le nostre tasse, i nostri contributi socio-economici e religiosi hanno contribuito allo sviluppo del paese. Tra le 15.000 persone che ora sono senza casa e bisognosi di aiuto vi sono i nostri compagni ghanesi e di altri popoli africani e tra coloro che sono morti sul posto di lavoro vi erano cittadini stranieri (tra loro vi era un lavoratore del Marocco che forse aveva preso il posto di un italiano che non desiderava fare il turno di notte). Queste sono le persone che hanno perso la vita quando è avvenuto il sisma e alle loro famiglie auguriamo il meglio e facciamo le nostre condoglianze. Per nostri fratelli africani e cittadini ghanesi che hanno dovuto lottare prima di poter avere una tenda, condividiamo il loro dolore”.

AA, Caporedattore di Ghana-Italia News Network

 Fuggono gli stranieri che lavorano – Il Giornale

Emilia, clandestini da sisma – L43

Sta finendo l’era del Pil? Ben venga

In un articolo apparso su Repubblica il 7 agosto, ‘Il Parlamento riapre, l’ira bipartisan dei deputati’, si evidenziava la contrarietà dei nostri dipendenti del Parlamento rispetto alle ferie cancellate a causa della tempestaeconomico-finanziaria che si è abbattuta sul mondo Occidentale.

All’interno dell’articolo però, tra una Nunzia de Girolamo inviperita e una Lanzillotta di ferro, ecco spuntare un commento sull’attuale situazione dell’Occidente, da parte del pidiellino Mario Baccini, a dir poco rivelatore: “Qui si sta esaurendo l’era del Pil”. Un’affermazione da titolo, ma non per Repubblica.

L’economia occidentale come sappiamo si basa soprattutto su un indice, il Pil, Prodotto interno lordo. Sulla base di questa grandezza le economie degli Stati possono dichiararsi ricche o meno ricche e, in tempi di crisi come questi, possono essere considerate affidabili o meno affidabili in relazione alla propria solvibilità e alla capacità di ripagare il debito sovrano detenuto da investitori (privati o pubblici che siano). L’Italia – in sintesi, parlando da non economista (che di questi tempi non è poi così un male) – , alla luce del proprio debito elevato, è ritenuta poco affidabile dai suoi creditori proprio a causa del basso Prodotto interno lordo prolungato nel tempo. La bassa crescita economica non rassicura gli investitori e i creditori, e l’Italia si ritrova risucchiata in un circolo vizioso dal quale sembra difficile uscirne. Il Pil è una grandezza che al suo interno contiene vari indici. Tra questi uno fondamentale è quello del consumo delle famiglie, consumo che comprende, ad esempio, quello della benzina, o l’acquisto di beni – utili o futili che siano -. Ma anche la produzione di armi, i rifiuti prodotti dal consumo, il costo della criminalità, l’inquinamento e gli incidenti stradali.

L’Italia ha avviato negli scorsi mesi lo studio per la creazione di un indicatore alternativo al Pil, da introdurre in maniera sperimentale a partire dal 2012. Forse sarebbe il caso di anticiparne l’introduzione e smarcarsi dal meccanismo perverso del Prodotto Interno Lordo, prima che sia troppo tardi. Si potrebbe prendere spunto dal Genuine Progress Indicator (GPI), in italiano “indicatore del progresso reale”, che ha come obiettivo la misurazione dell’aumento della qualità della vita distinguendo con pesi differenti tra spese positive (perché aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e negative (come i costi di criminalità, inquinamento, produzione di rifiuti); oppure da un altro indice, simile al GPI, il Prodotto interno lordo verde, introdotto da alcune province cinesi, che tenga conto delle energie non inquinanti in una fase in cui il petrolio a disposizione è in diminuzione causandone inevitabilmente l’aumento del prezzo.

Nel 1968 Robert Kennedy, nel suo discorso sul Prodotto Interno Lordo, disse: “Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL).
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette. (…)
Il PIL comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, (…) si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese”.

Archiviare l’era del Pil introducendo nuovi misuratori potrebbe essere visto come un escamotages, ma a fin di bene. Per l’economia e per la nostra qualità della vita.

Anche perché, come sostiene Pierangelo Dacrema nel suo libro ‘La dittatura del Pil’, il prodotto interno lordo è ormai “più un freno che uno stimolo allo sviluppo”.

da Il Punto Magazine

I mercati non si fidano di Berlusconi: crolla Piazza Affari. Default vicino?

Alla riapertura dei mercati, il giorno dopo quello che da più parti ci si auspicava fosse il discorsodella svolta di Berlusconi, il verdetto degli investitori è inequivocabile: il premier e le sue ricette sono stati bocciati. Piazza Affari oggi ha chiuso a -5%, maglia in Europa. Ai mercati si aggiungono anche l’invito dell’Ue ad anticipare il risanamento dei conti pubblici e i commenti della stampa internazionale, che ha valutato poco convincente il discorso del presidente del Consiglio, alimentando il circolo vizioso della sfiducia.

Come spiegavano non più tardi di ieri sera alcuni commentatori e politici di spicco i tanto temuti speculatori dei mercati altro non sono che grandi investitori, grandi risparmiatori, che con spostamenti di denaro in una direzione piuttosto che in un’altra mostrano di non avere più fiducia nella capacità dell’attuale governo di creare le condizioni economiche, sociali ed industriali, che garantiscano una crescita del Paese tale da mettere al riparo da eventuali insolvenze. La finanziaria approvata a inizio luglio non era piaciuta ai mercati proprio perché posticipava a governo da destinarsi (nel biennio 2013-2014) tutto il peso del rientro dal deficit di bilancio. Per questo motivo l’interesse sui nostri titoli di Stato continua a crescere, rendendoli meno attraenti rispetto ai più affidabili bund tedeschi: per l’inaffidabilità che deriva dall’incertezza di saper far fronte alle sfide economiche che abbiamo di fronte. Incertezza acuita dall’immobilismo e dall’incapacità della politica di poter garantire una crescita economica degna del sistema Italia.

Ai mercati, alla stampa internazionale e alla giudizio negativo da parte di Marchionne in mattinata si è aggiunta anche la stoccata delle parti sociali: «La gravità del momento non consente pause. Noi siamo a disposizione nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Riteniamo che il Consiglio dei Ministri debba assumere decisioni rapidamente e sottoporle al Parlamento senza soluzioni di continuità» hanno fatto sapere in mattinata i sindacati. E alle parti sociali fa eco la leader di Confindustria, Emma Marcegaglia. «Non possiamo permetterci di rimanere fermi e in balia dei mercati fino a settembre. Il confronto non può esaurirsi in un incontro. Ma l’incontro di oggi non può esaurirsi in un avvio».

L’unica soluzione auspicabile, a mio avviso, potrebbe essere quella di un default pilotato da parte dell’Unione Europea, che in tal caso dovrebbe farsi carico delle spese correnti (stipendi pubblici, pensioni) a tassi d’interesse agevolati (‘default selettivo’, come previsto per la Grecia), mettendo con le spalle al muro l’attuale classe politica italiana che a quel punto sarebbe costretta a prendere atto del proprio fallimento – perché di fatto commissariata dall’Unione Europea – e fare le valigie.

Non resta quindi che augurarci un buon governo balneare, o in alternativa, un buon default.

da Il Punto Magazine

Intervista a Salvatore Borsellino: italiani, difendete i magistrati

Diciannove anni fa il magistrato Paolo Borsellino veniva ucciso insieme agli agenti della sua scorta nella strage di via D’Amelio, a Palermo. Oggi il fratello Salvatore continua a portare avanti la sua battaglia alla ricerca della verità convinto, oggi come allora, che non si trattò di una strage di mafia, ma di una strage di Stato.  

Il Punto Magazine in occasione della giornata di commemorazione del magistrato ha parlato con Salvatore Borsellino:

A 19 anni di distanza lei ha più volte affermato che oggi si respira un clima simile a quello del ’92. Il parallelo non è valido solo per le stragi di mafia, ma anche per la disastrosa condizione economica dell’Italia…

Il clima è simile perché c’è il rischio che si torni alle stragi non solo di mafia ma di Stato. Io ho paura che si ripeta quello che è avvenuto nel biennio ’92-‘93 quando per passare da un equilibrio politico ad un altro fu attuata la strategia dello stragismo. Le condizioni sono molto simili: la crisi politica ed economica è molto simile a quella del 92, così come il clima giudiziario ricorda molto ‘mani pulite’. Se il progetto di riforma della giustizia che l’attuale governo ha intenzione di promulgare fosse già legge non ci sarebbero state inchieste come quelle di mani pulite, e non si sarebbero scoperte le varie cricche. La cosa peggiore è che queste cose ci vengono dette apertamente. Questo rende difficile questo 19 luglio. A 19 anni di distanza siamo punto e da capo perché di nuovo ci sono dei magistrati che si stanno avvicinando alla verità e questi, come è successo a de Magistris e alla Forleo, rischiano la vita in una forma diversa rispetto a quella dell’uccisione fisica. Luigi de Magistris, per esempio, nelle sue inchieste si era avvicinato alla corruzione dei poteri forti e alle infiltrazioni all’interno della magistratura e per questo è stato ucciso come magistrato ed obbligato a trovarsi un altro campo di battaglia, lui che era nipote e figlio di pubblici ministeri.

Gasparri e Cicchitto ieri si sono rivolti al magistrato Ingroia affermando di essere loro a volere la verità, che effetto le ha fatto?

Le parole di Cicchitto e Gasparri le calcolo meno che un rumore di fondo. Preferisco non ascoltarli perché il loro attacco alla magistratura viene dal fatto che sono dei servi del potere e seguono le indicazioni di chi continua ad attaccare la magistratura chiamando i pm cancro e persone mentalmente deviate. Non sono neanche originali: Dicono quello che qualcuno gli ordina di dire.

I media italiani rivolgono la giusta attenzione alle vittime e alle stragi di mafia? C’è la giusta opera di sensibilizzazione, educazione e ricerca della verità?

Non importa che rivolgano l’attenzione ai familiari delle vittime perché non ne abbiamo bisogno. Dovrebbero rivolgere attenzione a cose molto più importanti come chiedere al presidente del Consiglio perché, quando si è saputo che c’erano delle procure che stavano riaprendo le inchieste sulle stragi di mafia, lui dichiarò preventivamente «ci sono delle procure che cospirano contro di noi». Questo dovrebbero fare i media italiani.

Come possono gli italiani tenere vivo il ricordo di suo fratello Paolo?

Gli italiani potrebbero commemorare mio fratello pretendendo che si arrivi al più presto alla verità nelle stragi di Stato e difendendo i magistrati. Questo sarebbe il metodo migliore per commemorare Paolo Borsellino: pretendere la verità e stare vicino ai futuri eroi dell’Italia.

Il Punto Magazine è una testata che nasce a Napoli, c’è un messaggio che vuole rivolgere alla nostra città e al sindaco de Magistris?

Purtroppo non ho potuto votare per Luigi de Magistris, ma avrei chiesto la cittadinanza pur di dare un voto a lui. L’augurio che faccio al sindaco è quello di riuscire nel suo intento di far rinascere Napoli. Io chiedo a tutti i napoletani di stargli vicino in questa sfida che ha accettato di combattere, perché per vincerla avrà bisogno di tutti i cittadini. Io chiedo a loro di stargli vicino perché de Magistris ha bisogno del supporto popolare così come i napoletani hanno bisogno di una persona come lui.

A.I.

da Il Punto Magazine

Costituzione Day, le piazze d’Italia a difesa della Carta

Centinaia di migliaia di persone in piazza in tutta Italia e anche all’estero per il “C-day”, la giornata di mobilitazione a difesa della Costituzione e della scuola. «Abbiamo fatto un stima e possiamo dire di essere un milione di manifestanti ad essere scesi nelle piazze oggi comprese anche quelle delle città estere, in difesa della nostra Costituzione», hanno fanno sapere dall’associazione Articoli 21 e Libertà e Giustizia, promotori della mobilitazione.

Torino. Nonostante la pioggia circa 2mila persone hanno manifestato oggi per difendere la Costituzione in una Torino vestita a festa per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia: partiti, associazioni ambientaliste (Eco dalle Città e No Grat), comitato Se Non Ora Quando, Anpi, Movimento 5 Stelle e tanti cittadini comuni hanno riempito piazza Castello. In piazza anche l’Orchestra del Teatro Regio – il teatro a rischio chiusura a causa del taglio dei fondi –, che ha suonato l’inno di Mameli in onore della Costituzione.

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