Archive for the ‘ Giustizia ’ Category

Pm10, il tribunale di Firenze assolve gli amministratori locali. Le motivazioni: “Nessun superamento o emergenza sanitaria. Nessuna responsabilità”

Il Tribunale di Firenze ha depositato le motivazioni della sentenza del 17 maggio 2010 in cui sono stati assolti gli amministratori locali toscani accusati di non aver preso provvedimenti adeguati a ridurre le emissioni inquinanti, in particolare relative al Pm10. “Nessuna emergenza imputabile agli amministratori” la motivazione principale. Secondo il Codacons, parte civile nel processo, la sentenza presenta molte lacune e incongruenze. E rischia di diventare una pericolosa sentenza pilota.

 

Nell’area fiorentina non ci sono stati superamenti delle concentrazioni di polveri sottili (Pm 10) oltre i limiti consentiti. Non c’è mai stata una emergenza sanitaria a causa dello smog. Il fenomeno, sul quale influisce non solo il traffico ma anche le condizioni atmosferiche, non è risolvibile a livello di singoli Stati o Regioni – come aveva sostenuto il ministro Matteoli durante una testimonianza –. Queste sono solo alcune delle ragioni esposte dal giudice Francesco Maradei per spiegare, nelle motivazioni alla sentenza pronunciata il 17 maggio, la assoluzione con formula piena, dall’accusa di reati di “getto pericoloso di cose” e di “rifiuto di atti d’ufficio sotto il profilo omissivo”, dell’ex presidente della Regione Claudio Martini, dell’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici, dei sindaci di Scandicci, Campi, Sesto, Signa e Calenzano e dei rispettivi assessori all’ambiente. Con queste motivazioni la colpa presunta degli amministratori pubblici – “non aver provveduto con urgenza e senza indugio per rimanere nei limiti di emissione massima consentiti, considerati i dati di rilevamento della qualità dell’aria” – non è stata riconosciuta dai giudici.

Secondo il tribunale, sul piano penale si rilevano solo i superamenti dei livelli di concentrazione del Pm 10 nelle centraline fiorentine “di fondo urbano”, ma non quelle posizionate nel traffico. La sentenza afferma che rispetto alle devastanti epidemie del passato e al “costante enorme miglioramento delle condizioni di vita, cui ha contribuito senza alcun dubbio possibile anche la motorizzazione di massa”, “le disquisizioni sulla presenza oggi nell’aria del Pm10 e sulla sua relativa nocività perdono ogni connotazione drammatica”. E i blocchi prolungati del traffico vengono giudicati “un rimedio ben peggiore del male”, perché determinerebbero un impoverimento generale “con nefaste conseguenze sulla salute dei cittadini”. Le tesi del tribunale di Firenze sull’inesistenza di una emergenza sanitaria, che con ogni probabilità verranno sottoposte al vaglio della Cassazione, contrastano però con quelle della Commissione europea, che ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia per non aver migliorato la qualità dell’aria.

Mentre per l’avvocato degli amministratori, Lorenzo Zilletti, si tratta di una sentenza da elogiare, ecco la reazione delle associazioni ambientaliste e di cittadini:

Silvia Bartolini, avvocato del Codacons Toscana – unica associazione ammessa come parte civile al processo – sostiene invece “la sentenza abbia molte incongruenze e sia lacunosa. Per fare un esempio, i provvedimenti urgenti andavano presi al momento dei superamenti, oltre che nel medio e lungo termine – come scrive il giudice nelle motivazioni –. Siamo di fronte ad una sentenza che rischia di diventare un pericoloso precedente facendo giurisprudenza anche per altri processi tuttora in corso nel nostro paese”.

“A noi Codacons la sentenza non è piaciuta, perché qui il problema dell’inquinamento c’è. Ci attendevamo motivazioni diverse, invece quelle depositate dal Tribunale sono incongrue e non chiariscono parecchi aspetti. Il giudice Maradei a riporta in sentenza delle dichiarazioni del pubblico ministero senza addentrarsi nel problema, e questo in futuro potrebbe porre dei problemi grossi perché potrebbe trattarsi di una sentenza pilota. Questo perché apre la porta all’immunità per gli amministratori. L’inquinamento non è un evento di forza maggiore o imprevedibile. Le centraline e i sistemi di controllo, oltre alle normative europee parlano chiaro. Qui la prevedibilità è piena e c’è la registrazione del superamento dei limiti del pm10. L’incapacità di questi amministratori è grave, ed ancor più grave è che poi ci si possa attaccare a cavilli giuridici per permettere una scappatoia agli amministratori locali. Siccome qui stiamo parlando di salute pubblica trovo che la questione è sia seria, ed è per questo che molto probabilmente faremo ricorso in primo grado”.

Per Legambiente Toscana la via giudiziaria non è lo strumento corretto per affrontare il problema dello smog nelle città italiane.

Il Direttore di Legambiente Toscana, Fausto Ferruzza, esprime le sue felicitazioni per l’assoluzione decisa dal Tribunale di Firenze nei confronti degli amministratori locali Domenici, Martini e tutti gli altri. Ferruzza ha dichiarato che “la via giudiziaria non è lo strumento più adatto per affrontare la battaglia contro lo smog, nonostante la causa sia molto giusta. Nella articolazione dell’indagine c’era, nei confronti degli amministratori, l’accusa di “getto pericoloso di cose” e di “rifiuto di atti d’ufficio sotto il profilo omissivo”, con ripercussioni sulla salute pubblica. Un amministratore sappiamo bene che si trova a gestire uno stato di fatto che è difficilmente imputabile a singoli comportamenti, perciò chiunque capiti su una poltrona da amministratore si troverà di fronte questo problema. Non vorrei però – prosegue Ferruzza – che la sentenza sottovalutasse il problema senza obbligare gli amministratori a prendere le misure adeguate”. Legambiente Toscana prende quindi atto delle motivazioni della sentenza invitando comunque gli amministratori a “porre in essere tutte le misure e i provvedimenti antismog nel medio-lungo periodo, coinvolgendo soprattutto i cittadini i quali hanno bisogno di una maggiore presa di coscienza del problema inquinamento, al fine di far cambiare stili di vita. Un altro ragionamento – spiega sempre Ferruzzo – riguarda le tecnologie, sulle quali le grandi aziende automobilistiche dovrebbero investire al fine di rinnovare il parco auto, ma anche il trasporto pubblico, rendendolo il meno inquinante possibile. Infine e qui mi rivolgo nuovamente agli amministratori, la soluzione delle domeniche ecologiche non dev’essere sentita dai cittadini come una misura punitiva, ma come un’alternativa, spiegando loro che c’è un’altra mobilità possibile, quella sostenibile. La nostra regione necessita infatti di una rete ciclabile che abbracci l’intera area metropolitana”. Per Legambiente c’è bisogno di una vera e propria rivoluzione culturale, tutti insieme, politica, società civile ed economia, per una nuova rivoluzione industriale basata sull’abbattimento delle condizioni climalteranti.

Alessandro Ingegno

da Eco dalle Città

Quel furbastro di Mastella

Clemente Mastella (si, ancora lui, quello che fece cadere il governo Prodi per poi entrare nel Pdl) ha recentemente querelato Luigi De Magistris, reo di aver pronunciato la seguente frase: “Mastella? Parla di raccomandazioni ma in realtà era a capo di un mercato criminale di posti di lavoro”. Quindi lo ha accusato di usare il lodo Alfano per difendersi dalla sua querela (quando in realtà l’ex pm si avvale della sua stessa immunità, che spetta agli europarlamentari – si, Mastella è un europarlamentare…), dopo di chè si fa salvare dal Senato con la votazione della sospensione del maxi-processo che vede imputato l’ex guardasigilli per ben nove capi d’accusa: quattro concussioni, tre abusi d’ufficio, un’associazione per delinquere e un caso di truffa, peculato e appropriazione indebita. Gli stessi capi d’accusa sulla base dei quali, probabilmente, De Magistris ha fondato la propria dichiarazione. Chiaro il giochetto?

Quasi dimenticavo, Mastella sarà uno dei candidati a sindaco di Napoli. E fa sul serio.

A.I.


Cosentino, la Camera nega l’uso delle intercettazioni: applausi

La Camera ha negato l’utilizzo delle intercettazioni con 308 voti contrari e 285 a favore, nei confronti del politico campano del Pdl Nicola Cosentino, durante le votazioni a scrutinio segreto svolte oggi. Nel luglio 2010 Cosentino si era dimesso dall’incarico di sottosegretario all’Economia a seguito dell’indagine della Procura di Roma sulla “nuova P2” o “P3”, restando però coordinatore Regionale del PdL. Questa nuova “loggia” avrebbe orchestrato, sempre secondo l’inchiesta romana, una campagna denigratoria (a sfondo sessuale) all’interno del PDL campano al fine di far decadere la candidatura di Caldoro, promuovendo, allo stesso tempo, quella dell’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, la cui corsa alla carica di presidente della regione era venuta meno a seguito dell’indagine a suo carico sul reato di associazione camorristica.

Su Cosentino pendono altre gravissime accuse sono state formulate dalla magistratura. Infatti nel settembre 2008 venne pubblicamente accusato di associazione camorristica per aver avuto un ruolo di primo piano nell’ambito del riciclaggio abusivo di rifiuti tossici, come emerse dalle rivelazioni, tra gli altri, di Gaetano Vassallo, il boss responsabile di disastro ambientale relativamente allo smaltimento abusivo di rifiuti tossici in Campania attraverso la corruzione di politici e funzionari. In seguito a queste accuse, nel novembre 2009, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ne ha chiesto l’arresto come misura cautelare. Arresto poi non autorizzato dal Parlamento.

A.I.

Processo Bros, i graffiti artistici sono reato

Se Banksy fosse italiano sarebbe in carcere, a San Vittore probabilmente. Per la proprietà transitiva è questo il paradossale senso delle motivazioni della sentenza emesse dal Tribunale di Milano nel processo Bros, lo street artist più famoso d’Italia. 

Daniele Bros Nicolosi, 29 annui, era imputato per aver imbrattato un muro del carcere di San Vittore, una pensilina della Metropolitana e la facciata di uno stabile, ma l’artista milanese il 12 luglio era stato prosciolto per un difetto di querele. Nonostante il proscioglimento il pm nelle motivazioni della sentenza ha sancito il principio di “alterazione dell’estetica del bene“, compiuto da chiunque, a prescindere dalla qualità della tag, stencil o graffito che sia, imbratti un muro, una pensilina o qualsiasi altra cosa. C’è da scommettere che, motivazioni discutubili a parte, lo street artist milanese beneficierà di questa sentenza in termini di pubblicità, magari al punto di diventare il Banksy nostrano.

La sentenza applica la legge 94 del 2009 (disposizioni in materia di sicurezza pubblica), che ha aggravato la sanzione per il reato di imbrattamento di beni immobili pubblici e privati, anche al di fuori del centro storico, oltre che sui mezzi di trasporto. Motivazioni esemplari, incapaci di cogliere le differenze tra chi imbratta e chi fa arte creando da quest’arte un vero e proprio mestiere, nel segno di questa Italia vecchia e immobile, incapace di adattarsi ai cambiamenti del tempo che di fronte alla creatività dei giovani propone un’unica risposta: la repressione. Ma, come è sempre stato nel corso della storia, l’arte sarà sempre dove il potere non puo’ raggiungerla.

A.I.

Il sito di Bros

Napoli, coperta la Santa Teresa di Banksy, valeva 100 mila dollari –

Strage via D’Amelio, i pm vicini alla verità

E’ di pochi minuti fa l’Ansa che rilancia le dichiarazioni importantissime dei pm di Caltanissetta Sergio Lari e Nico Gozzo, autori della riapertura delle inchieste sulle stragi di mafia del 1992. Questo il testo riportato dall’Ansa:

Siamo ad un passo dalla verita’ sulla strage di via d’Amelio. Una verita’ clamorosa di cui la politica potrebbe non reggere il peso”. Lo hanno detto, alla commissione Antimafia, i pm di Caltanissetta Sergio Lari e Nico Gozzo che hanno riaperto le indagini sull’eccidio di via D’Amelio.

“E un momento cruciale. Sono trascorsi due anni dalle prime dichiarazioni di Gaspare Spatuzza. Dagli elementi che abbiamo acquisito sembrerebbe proprio che non sia stata solo la mafia a volere la strage di via D’Amelio”, ha detto il procuratore capo di Caltanisssetta -. Ci sono stati soggetti che pur avendo dovere di fedeltà alle istituzioni hanno tradito questi principi. Da quel periodo sono passati 18 anni. Se ci fossero stati a quel tempo elementi allora, sarebbe stato più facile far luce su questi fatti. E’ sicuro, però, che ci fu un depistaggio colossale”.

Un contributo essenziale alla ricerca della verità sulle stragi, secondo i pm nissesi, lo sta dando il pentito Gaspare Spatuzza. Quello al quale lo Stato ha negato la protezione prevista per i pentiti di mafia.

Proprio ieri si è tenuta la giornata di commemorazione del 18°anno dalla strage di via D’Amelio.

Nonostante nelle dichiarazioni dei pm di Caltanissetta non sia stato fatto alcun riferimento a politici nè ad alcun partito, un edirotiale del direttore de “il Giornale” Feltri, titolava  “Una bomba sulla testa di Berlusconi”. Gaffe, articoli a casaccio, o difesa preventiva d’ufficio?

Cento nomi nascondono il segreto delle stragi –  intervista Scarpinato di M.Travaglio